I probiotici aiutano nella prevenzione e nella cura di disturbi digestivi, e possono avere un effetto positivo su problemi di carattere cardiaco e legati al colesterolo. Un’analisi di 13 studi nel Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases esaminò i dati di 485 partecipanti con livelli di colesterolo e di trigliceridi fuori dalla norma. Vennero messi in paragone i risultati del consumo di un integratore probiotico e di una sostanza placebo in seguito a 4 a 10 settimane di ricerca.
Cosa venne scoperto?
Le informazioni confermarono che gli integratori di probiotici ebbero un effetto piccolo, ma positivo, sui livelli dei lipidi.
• Il consumo di integratori di probiotici portò ad una notevole riduzione dei livelli del colesterolo.
• Il consumo di probiotici portò ad una riduzione dei livelli del colesterolo LDL (“cattivo”).
• Il consumo di integratori di probiotici portò ad una riduzione dei livelli dei trigliceridi.
Cos altro può prevenire malattie cardiache?
Gli studi confermano che una sana alimentazione ed un buon stile di vita sono fondamentali per prevenire malattie cadiache. La dieta e l’attività fisica quotidiana possono essere più efficaci di farmaci contro il colesterolo alto. Per poter abbassare il livello di colesterolo, è bene seguire il seguente programma:
• Consumare fibre. Cereali integrali, fagioli e lenticchie sono una ricca fonte di fibre capaci di abbassare il livello di colesterolo cattivo.
• Frutta e verdura. Frutta cruda e verdura sono ricche in fibre e possiedono alcuni tipi di carboidrati per la buona salute della flora intestinale.
• Noci e semi. Questi contengono grassi monoinsaturi, fibre ed antiossidanti, i quali possono proteggere da malattie cardiache.
• Pesce. I grassi polinsaturi Omega-3 possono essere trovati nel pesce e combattono le infiammazioni per mantenere il cuore sano.
• Attività fisica regolare. Qualsiasi tipo di esercizio è meglio che nessun tipo di esercizio fisico. Sono sufficienti circa 30 a 60 minuti al giorno ad un ritmo costante.
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Fonti di Riferimento
1.Nutr Metab Cardiovasc Dis 2011;21:844–50
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